giovedì 11 ottobre 2012

Distintivo Massaie Rurali






La categoria delle massaie rurali fino al 1934, apparteneva alla federazione nazionale fascista massaie rurali, che era una diretta diramazione della confederazione nazionale sindacati fascisti dell'agricoltura. In conformità alle nuove direttive del regime miranti ad inquadrare tutte le categorie dei lavoratori in organizzazioni del partito, le massaie rurali passarono alle dirette dipendenze dei fasci femminili formando una speciale sezione. Alla responsabile della sezione vennero date disposizioni affinchè fosse svolta una particolare propaganda educativa presso le sedi rurali e venisse fornita la massima assistenza alle lavoratrici dei campi. Il limite minimo di età per appartenere alla categoria fu fissato a 21 anni. Fondata nel 1933, l’organizzazione per le massaie rurali crebbe fino all’impressionante cifra di due milioni e mezzo di iscritte nel 1942. Tale fenomeno si colloca al cuore di diverse importanti campagne fasciste, in particolare quelle riguardanti la ruralizzazione, la divisione dei ruoli secondo il genere, l’autarchia, e il pronatalismo. Nella propaganda fascista per la ruralizzazione, che esaltava le virtù dello stile di vita tradizionale delle campagne e dove onesti contadini, incontaminati dai valori urbani, faticavano lavorando la terra per il bene della nazione, le contadine, soprattutto se “madri prolifiche”, giocavano spesso ruoli da protagoniste, avvolte in costumi regionali o indossando fazzoletti e distintivi delle Massaie rurali. Gli scopi dichiarati della nuova organizzazione, secondo il regolamento del 1934, erano: a) promuovere la propaganda educativa presso le massaie rurali della campagna e dei centri rurali e curarne in modo particolare l’assistenza morale, sociale e tecnica; b) promuovere la istruzione professionale delle massaie rurali perché possano compiere con competenza e con modernità di vedute, le molteplici mansioni loro affidate, con particolare riferimento alla coltivazione dell’orto, all’allevamento degli animali domestici, all’artigianato e alle piccole industrie casalinghe, indicendo a tal uopo corsi di economia domestica e puericoltura; c) migliorare l’arredamento e l’igiene delle case rurali. Ultimo, ma non meno importante, era l’intento di far apprezzare alle iscritte: “tutti i vantaggi della vita dei campi, per contrastare le dannose tendenze dell’urbanesimo”. Quest’ultimo obiettivo, nonostante appaia eminentemente fascista, non era invece del tutto nuovo, come del resto la romanticizzazione del mondo rurale non era certo un’invenzione del regime. Tali orientamenti erano già presenti in molti circoli intellettuali e politici del primo Novecento, ma prima del fascismo raramente aveva prodotto iniziative specificamente dirette alle donne.Nel 1933 la vicepresidente onoraria dell’Umc, l’ex socialista Regina Terruzzi, fu nominata a capo della nuova Federazione nazionale fascista delle massaie rurali (Fnfmr), creata inizialmente come parte del sindacato fascista dei lavoratori agricoli. Terruzzi, di professione insegnante era una "sansepolcrista"..

Nessun commento:

Posta un commento